L’alibi dei 5 Stelle

Marco Bracconi – (30/05/2014)

L’analisi della sconfitta, attività finora riservata alla sinistra, tocca adesso ai rivoluzionari del Movimento Cinque Stelle. Ma l’impressione è che il grillismo – piuttosto che elaborare il lutto esercitando  uno spirito di verità e onestà intellettuale – stia cercando una versione di comodo che non lo porterà molto lontano.

Dopo le prime reazioni isteriche e autoassolutorie, quelle del tipo #italianicoglioni, il punto di arrivo sembra essere l’aver “comunicato male”. In altre parole, il Movimento non ha nulla da mettere in discussione del suo sé tranne le  modalità con cui si esprime.

Sul banco degli imputati ci sono dunque i toni, le modalità e i registri retorici, non l’identità. E nessuna vera rottura si intravede su questo tema. I Cinque Stelle si continuano a percepire come i depositari di una verità assoluta e indiscutibile, mentre la loro unica responsabilità è non aver saputo trasmettere questa verità nel modo più efficace.

E’ una via d’uscita formale e a suo modo rassicurante, che lascia ai margini i veri nodi politici e rimanda (come sempre) ad un futuro messianico l’avvento della “democrazia dei cittadini”.

Il problema comunicazione rischia così di essere l’ennesimo alibi per restare lontano da ciò che il grillismo non può permettersi di affrontare, perché ciò ne scuoterebbe l’edificio culturale fin dalle fondamenta.

Gli italiani hanno fatto perdere i 5 Stelle non perché non hanno capito bene il loro messaggio. Al contrario, se tanti voti sono venuti meno è perché molti italiani quel messaggio lo hanno capito fin troppo bene. Perché in tanti hanno compreso che la risposta alle caste, alla corruzione e all’inefficenza non può essere scambiata con l’annientamento della convivenza civile. Che i mali della classe dirigente, per quanto odiosi possano essere, non possono valere la fine della dialettica democratica. Che la logica del nessuna alleanza, del tutti a casa, del “processino” via web è solo la dissimulazione in forma di satira di un tic totalitario inquietante e senza reali contrappesi.

La verità che il grillismo non può dirsi è che le elezioni sono state perse perché è stato respinto l’integralismo culturale del Movimento. E l’integralismo non è un errore di comunicazione, una ospitata sbagliata o un fraintendimento linguistico. Ma il dato ontologico (o noi o loro) sul quale si costruisce l’intera impalcatura teorica a Cinque Stelle.

E questo, al di là di qualche sparata di troppo in tv o nelle piazze, gli italiani lo hanno capito benissimo.

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